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Roberto Silvestri - Pesca ricreativa in mare in Italia: stato dell

La pesca ricreativa in mare è stata identificata ed ha avuto la sua prima veste giuridica con la Legge 963/1965, che disciplinava la pesca marittima. Gli articoli 137-144 definivano gli attrezzi consentiti, le modalità di comportamento per questa attività dilettantistica, le limitazioni d'uso degli strumenti ed il quantitativo massimo di catture consentito giornalmente. Il successivo D.L. 9/1/2012 n°4, art.6 così recita: la pesca non professionale è la pesca che sfrutta le risorse acquatiche marine vive per fini ricreativi, sportivi e scientifici; sono vietati, sotto qualsiasi forma, la vendita ed il commercio dei prodotti della pesca non professionale. Con D.M. sono definite le modalità per l'esercizio della pesca per fini ricreativi, turistici o sportivi, al fine di assicurare che essa sia effettuata in maniera compatibile con gli obbiettivi della politica comune della pesca.

 L'attuale legislazione consente la pesca ricreativa in mare senza alcuna licenza, solo attestato comunicazione (D.M. 6/12/2010). Attrezzi consentiti (con limitazioni d'uso): Coppo o bilancia, nattelli da superficie, rezzaglio, lenze fisse con canne o senza, lenze a traina, lenze per cefalopodi, filaccioni-fucile subacqueo, fiocina a mano, rastrello a mano per molluschi, parangali fissi o derivanti, nasse (strumenti passivi).

Con l'inizio del boom economico, anni '60, la pesca ricreativa è divenuta un'attività di massa, con un numero di affezionati sorprendente in Italia, ma anche in Europa ed a livello planetario. I media favoriscono l'appassionarsi a questo hobby e consentono di imparare facilmente e velocemente ad utilizzare anche sistemi di pesca più efficaci e sofisticati, mentre una volta era necessario entrare in sintonia con i pescatori anziani per carpirne le tecniche segrete di una vita.  La stima del valore economico è elevata: 25 milioni di pescatori europei spendono più di 25 miliardi di euro l'anno (circa 1000 euro a persona). La stima del prelievo annuo di stock ittico della pesca ricreativa in Italia varia dall'1,5 al 10% in peso sul catturato totale della pesca professionale marittima.

La FAO, nel rapporto biennale 2012 a Sofia, "The State of World Fisheries and Aquaculture", per la prima volta esamina il fenomeno della pesca ricreativa "Managing Recreational Fisheries and their development"; il GFCM (General Fisheries Commission for the Mediterranean), nel suo rapporto  "The State of Mediterranean and Black Sea, 2018", definisce la pesca ricreativa, praticata con tecniche diverse di pari dignità, di rilevante importanza socio/economica; denunzia la profonda carenza di dati sulla sua capacità di cattura, attualmente quasi assenti come quelli della pesca professionale artigianale.

Il fenomeno della pesca ricreativa in Italia è indubbiamente importante: oltre 3000 esercizi di vendita al dettaglio di attrezzature per la pesca ricreativa; due canali satellitari in onda 24 ore su 24 con programmi e pubblicità di articoli di pesca ricreativa; molti siti di vendita on-line di attrezzature da pesca e natanti; saloni, mostre, rassegne, manifestazioni di pesca amatoriale nazionali ed internazionali; riviste e periodici specializzati in tutti i tipi di pesca ricreativa e sportiva; turismo che per molte località litoranee, specie al sud Italia e nelle isole maggiori, risulta una significativa ed irrinunciabile componente economica.

In Italia esistono circa 620.000 unità da diporto in mare, dedicate spesso alla pesca ricreativa e sportiva, storicamente molto radicata nel nostro paese. A questi occorre sommare i pescatori da terra che esercitano questo passatempo dagli oltre 8300 km di costa continentale e delle isole. Dati certi sull’entità del fenomeno attualmente non sono disponibili: si stima comunque che circa 2 milioni di italiani svolgano, più o meno saltuariamente, attività di pesca ricreativa in mare, con un fatturato indotto di circa 3 miliardi di euro.

I risultati del Censimento effettuato nel 2010 dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Direzione Generale per la Pesca Marittima e l'Acquacoltura sulle Comunicazioni Pesca Ricreativa,  D.M. 6/12/2010, ha evidenziato un totale pescatori registrati di 1.023.454, dato estremamente sottostimato, in quanto il censimento  non è stato molto pubblicizzato e  la

 mancanza dell'attestazione non avrebbe comportato nessuna penalizzazione. Da questa elaborazione si evince che i pescatori da terra ammonterebbero a circa 700.000 adepti, quelli dalla barca a poco meno di 600.000, infine i subacquei a circa 325.000.  Gli attrezzi da pesca più consuetudinari sono le lenze e le canne, sia da terra che da barca, fucile o fiocina, palangari, nasse, bilance e nattelli. Le regioni con più grande attitudine alla pesca ricreativa sono quelle del sud ed insulari, legate alla lunghezza e pescosità delle coste nonché alla vocazione turistica.

Le problematiche e le criticità attualmente più rilevanti per l'attività di pesca ricreativa sono: l'istituzione di una licenza di pesca in mare per la prima volta sul territorio nazionale, la pesca amatoriale al pesce spada ed al tonno rosso, l'annoso problema della pesca pseudo-professionale, il calo delle reti professionali abusive sottocosta,  infine l'adeguamento delle misure minime di cattura dei pesci e l'imposizione di una misura minima per i molluschi cefalopodi.

La problematica della pesca pseudo-professionale, presente con più o meno evidenza in tutte le coste italiane, ma anche mediterranee, è essenzialmente dovuta ad carenza di controlli da parte degli organi di vigilanza in mare, ad una sottovalutazione del reato ritenuto minore ed accettabile e comunemente accettato come ammortizzatore sociale.

Tra pesca ricreativa e pesca professionale artigianale si creano spesso situazioni di conflittualità:

licenza di pesca artigianale, attualmente a numero chiuso, ottenibile anche da soggetti con altre attività lavorative; esercizio di pesca nelle stesse aree marine costiere e secche del largo verso identiche specie ittiche; tecniche ed attrezzi che interferiscono e si ostacolano a vicenda (drifting, palangari, canne da lancio, reti da posta sottocosta); pescatori professionisti “fantasma”, camuffati da ricreativi, che operano illegalmente con attrezzi professionali usando barche da diporto, pescano senza limiti di cattura, vendono illegalmente il pescato, commettendo illeciti fiscali, sanitari e contributivi. Questa attività abusiva di pesca pseudo-professionale, spesso rilevante, sebbene sottovalutata e socialmente accettata, causa fenomeni di concorrenza sleale con i veri e legali professionisti, creando notevoli conflitti tra le due categorie di pescatori.

Progetto comunitario U.E. “Crescita Blu 2020” prevede la pesca ricreativa, la pesca professionale ed acquacoltura uniti nella gestione integrata della fascia costiera, con sviluppo di attività reciproche come pescaturismo ed ittiturismo, strategie di collaborazione tra le categorie con progetti comuni di gestione sostenibile delle risorse alieutiche, con attività di interesse della costa, promozione di prodotti e servizi locali capaci di sviluppare lavoro e benessere, con un notevole incremento del PIL grazie alla cantieristica, alla portualità, alle attrezzature di pesca ed accessori, ai consumi, alla logistica, al turismo.

ROBERTO SILVESTRI -    r.silvestri@cibm.it  - C.I.B.M. (Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed ecologia applicata)

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