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Mario Ferretti - La pesca e l

L’Unione Europea ha la competenza sulla pesca in generale e quindi anche sulla pesca in Mediterraneo quando effettuata da natanti battenti bandiera di uno stato membro. Ora gli stati membri della unione europea che si affacciano sul Mediterraneo sono 7 ed in particolare Spagna e Francia che hanno anche una facciata atlantica oltre a quella mediterranea, Italia e Grecia a cui si sono aggiunti ultimamente Malta, Slovenia e Cipro.

La politica della pesca, la gestione, la regolamentazione sono quindi prevalentemente nelle mani dell’Europa.

Nonostante però tutte le buone intenzioni ed i lodevoli tentativi di fare regolamenti idonei ad una sana gestione della pesca mediterranea, non si può non constatare che vi sono molte incomprensioni tra il mondo Mediterraneo e la pesca del Mare del Nord o dell’Atlantico.

I funzionari della commissione europea con una formazione prevalentemente importata sulla facciata nord ovest dell’Europa, trovano grosse difficoltà a comprendere la specificità mediterranea caratterizzata da un elevato numero di specie presenti ed una vita degli organismi marini piuttosto breve, più breve generalmente di quella delle specie atlantiche e del Mare del Nord.

I pescatori del Mediterraneo spesso si trovano a dover rispettare regolamenti incomprensibili, difficili da applicare, a volte tali da sembrare vessatori.

Questo deriva da una visione della pesca mediterranea influenzata da esperienze, conoscenze, gestioni di pesche extramediterranee.

Come esempio basti pensare alla altezza massima delle reti da posta (4 metri) che è una misura autenticamente incomprensibile per un pescatore mediterraneo.

E’ noto infatti che le reti da imbrocco profonde e le reti combinate (incastellate) in Mediterraneo sono sempre state e sono più alte di 4 metri.

Il volere a tutti i costi applicare al Mediterraneo concetti maturati su esperienze di altri tipi di mare provoca incomprensione, non rispetto della normativa, sfiducia degli operatori nella capacità di gestire la pesca da parte della Unione Europea.

Dopo la recente approvazione del FEP (fondo europeo pesca) che ha ridotto, resi difficili o addirittura non finanziabili molti degli interventi prima finanziati, ora ci attende la discussione e la approvazione del regolamento relativo al Mediterraneo.

Ove venisse approvato nella stesura ultima disponibile ci si troverebbe in estrema difficoltà nella prosecuzione delle cosiddette pesche speciali, nella pesca a strascico in zone profonde anche se costiere, nella cattura di specie di piccola taglia anche da adulte.

Si comprende la necessità di regolamentare la pesca, ma non si comprende l’accanimento a non volere riconoscere certi tipi di pesca tradizionali che hanno secoli di storia e che non hanno portato a pericolose riduzioni delle specie bersaglio o delle specie accessorie catturate assieme alle specie bersaglio, come la ricerca ha dimostrato.

La pesca mediterranea con le tradizionali forme di gestione, che possono forse fare inorridire i gestori di Bruxelles non ha mai portato a gravi crisi le risorse come invece purtroppo una pure più oculata, apparentemente almeno, gestione ha portato al quasi collasso molte risorse del Mare del Nord.

Basti pensare che pure con un considerevole aumento del prezzo del gasolio, la pesca in Mediterraneo continua ad essere praticata sia pure con qualche ulteriore difficoltà; questo vuole dire che l’impresa si regge pure con gli aumentati costi di produzione perché le risorse non sono poi così malmesse.

Diventa difficile poi comprendere, per un pescatore mediterraneo, come si possa pensare di applicare una legge, un regolamento cosi punitivo sia pure con lo scopo di salvaguardare le risorse quanto questo regolamento sarà poi applicato solo da 7 paesi (quelli della UE) dei venti e più che si affacciano al Mediterraneo.

Con quanto detto, temo che le incomprensioni tra Mediterranei e funzionari della Commissione possono aumentare, mentre sarebbe auspicabile una loro riduzione.

 

Mario Ferretti