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Argyris Kallianiotis - Mediterraneo, un mare di risorse accanto ad un mare di problemi

Il Mediterraneo e’ ben noto per la grande diversità delle condizioni idrografiche e del fondale, diversità che ha come conseguenza, la variazione degli organismi che vivono in questo ambiente. Un asse che da Gibilterra arriva a Cipro, determina la ricchezza in nutrienti che vanno diminuendo da ovest a est, mentre un asse dalla costa Europea alla costa Africana determina un gradiente di salinità e di temperatura. Oltre a questa enorme variazione in condizioni climatiche e idrografiche, la comunicazione con l’ oceano Atlantico  ad Ovest, il Mar Nero al Nord-est ed il Mar Rosso a Sud-est, determina condizioni di comunicazione fra ambienti diversi e fa si che la fauna trovando passaggi tra una regione e l’ altra  compia grandi oppure piccole migrazioni lungo percorsi ben noti dai pescatori locali. Alcune specie vanno e vengono ogni anno cercando condizioni migliori per la loro riproduzione e condizioni favorevoli alla crescita dei loro piccoli, altri specialmente negli ultimi anni vengono ad occupare spazi cambiati dall’ uomo, nicchie ecologiche distrutte oppure di sostituire specie quasi estinte. La più nota categoria sono gli migratori lessepsiani, che con il passare del tempo si spingono man mano verso il nord e l’ovest con grande o piccolo successo di colonizzazione. Oltre a questi, importantissime popolazioni di specie commerciali come il tonno, la palamite ed il pesce spada, vengono ogni anno a deporre le loro uova in questo che dovrebbe essere un paradiso marino.

Tutta questa diversità ha permesso ai nostri pescatori di sviluppare molti attrezzi da pesca, di trovare modo per raccogliere parte di queste risorse ma accanto a questo di sviluppare una tradizione culturale che si basa sull’ attività di pesca,  trovando nei secoli stimoli per sviluppare una civiltà tanto diversificata nei suoi componenti, ma anche tanto simile con arte, storie, favole, canzoni, ricette.

Anche se l’ importanza di questo mare per le popolazioni costiere e non solo e’ enorme, la degradazione del delicato ecosistema continua con ritmi allarmanti ed ogni tanto appare una nuova minaccia, di solito più grave di quella precedente, malgrado gli sforzi di tutte le autorità competenti di prevenire ulteriori problemi, di studiare a fondo e capire meglio la dinamica di questa regione marina cosi particolare. Il primo segnale allarmante e stato la degradazione della fascia costiera. Il grande aumento della popolazione residente, il vertiginoso aumento del turismo il quale e stato basato sopratutto sulle vacanze al mare, il cambiamento all’ equilibrio idrico ed in alcuni casi l’ inquinamento, accanto ad un grande aumento dello sforzo di pesca, da professionisti e dilettanti, hanno cambiato profondamente  gli equilibri secolari delle comunità’ marine. Specie sono scomparse, comunità sono state profondamente alterate, ecosistemi spariti. Nel seguito e stata la volta delle popolazioni ittiche pelagiche. Dal Nord al Sud e dal  Ovest all’ Est l’ acciuga, la sardina, il pesce spada, il tonno, i pesci cane, sono diminuiti oppure addirittura scomparsi da grandi aree marine. La pressione umana accanto a cambiamenti climatici, hanno fatto si che queste popolazioni che davano grandi quantità di risorse per la pesca, vanno negli ultimi anni diminuendo  con un ritmo allarmante. Ultima frontiera quella dei grandi fondali con il gambero rosso, gli scampi, i coralli rosso e bianco, si va degradando sia per una insensata pesca senza limiti sia per l’ inquinamento da idrocarburi, da pesticidi, da plastica.

La nostra responsabilità è grande. Malgrado l’ esistenza di organizzazioni internazionali potenti come il Consiglio per la Pesca Mediterranea della FAO, l’ Organizzazione Internazionale per la pesca dei grandi pelagici, la stessa Unione Europea e lo sforzo che si fa per sensibilizzare le autorità competenti, i risultati non consentono l’ ottimismo per il futuro. Seguendo in questi ultimi anni le dispute sulle nuove norme per la pesca nel Mediterraneo, abbiamo assistito ad un gioco di sordi dove tutte le parti cercavano di non cambiare niente e di ottenere di più. Ogni volta che si arrivava ad un accordo (cioè compromesso), questo era peggio di quello precedente. Come risultato, sei anni dopo, ancora si discute sul regolamento, il quale nel frattempo e stato privato di importantissimi articoli sotto pressione delle varie nazioni. La cosa più grave di questa impotenza di discutere e di accordarsi e che se perdiamo anche questa occasione non si perderanno semplicemente le risorse preziose del mare, ma cambierà profondamente la nostra cultura, cioè noi stessi.

 

Dr. Argyris Kallianiotis - NAGREF-Fisheries Resrach Institute, 640 07 Nea Peramos, Kavala, Greece