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Paolo Tomasi - Il contributo del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati per la tutela del mare.pdf | Download Share on Facebook |
L’edizione di quest’anno della Rassegna del Mare permette di confrontarci su un tema di grande attualità e di estrema importanza per il futuro dei nostri mari: la crescita del traffico marittimo e la tutela della qualità delle acque.
Il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è la prima agenzia ambientale ad essere divenuta operativa nel nostro Paese, recependo le direttive dell’allora Comunità Europea in materia.
Il Consorzio infatti opera dal 1984 in base ad una legge del 1982 che gli ha affidato una missione che in quel momento costituiva un’assoluta novità nel nostro Paese: conseguire finalità di interesse pubblico, la tutela dell’ambiente, con mezzi obbligatoriamente forniti dai privati e con una gestione industriale di intonazione privatistica.
Nel nostro Consiglio di Amministrazione siedono i rappresentanti di quattro ministeri, ma la maggioranza è affidata saldamente ai rappresentanti dei consorziati: aziende che producono e distribuiscono olio lubrificante.
E’ in virtù di questa autonoma capacità di azione, da verificare soltanto sulla base dei risultati a da confrontare con gli indicatori europei di riferimento, che il nostro Consorzio ha raggiunto in quasi 20 anni di attività degli ottimi risultati quantitativi di raccolta – ci attestiamo su una percentuale che sfiora il 90% di tutto l’olio raccoglibile – e qualitativi – in quanto destiniamo la quasi totalità delle circa 200 mila tonnellate raccolte al riciclo, reintroducendo nel circuito distributivo olio come nuovo.
Gli effetti sono misurabili anche sulla bilancia petrolifera con oltre 600 mila euro risparmiati fino ad oggi.
Uno dei settori fondamentali del nostro lavoro è l’intercettazione dell’olio lubrificante usato che proviene dal settore nautico.
E’ uno dei segmenti fondamentali, insieme all’agricoltura e al fai da te dei singoli automobilisti per la difficile conquista dello zoccolo duro della raccolta.
Le implicazioni ambientali di tutto ciò sono evidenti, poiché sulle superfici liquide l’olio lubrificante può avere effetti devastanti.
L’area della marineria è anche una delle più critiche per la gestione efficace della raccolta dell’olio lubrificante usato. Sia che si tratti di diporto nautico, che della pesca, che della marina commerciale, tutti gli operatori di questi settori dipendono da un’offerta di infrastrutture a terra che – almeno in Italia – trova difficoltà a coprire i fabbisogni con la frequenza e con l’agilità funzionale che sarebbe richiesta.
A ciò si aggiunge la difficoltà rappresentata dal carattere saltuario del rapporto tra il mondo marittimo e le singole infrastrutture portuali: con la sola eccezione degli operatori di linea e delle flotte pescherecce, il popolo che lavora sul mare è estremamente mobile.
Da ciò derivano difficoltà d’informazione, di consolidamento delle procedure e, spesso, di elementare comunicazione di servizio.
Nel diporto sono altrettante le difficoltà riscontrate, anzi in questo particolare ambito si sovrappongono tre delle questioni per noi più critiche:
una elevata incidenza del fai da te ovvero di chi provvede al cambio dell’olio da se;
una particolare difficoltà di accesso ai punti di raccolta;
una elevata vulnerabilità dell’ambiente nel quale l’attività si svolge, il mare appunto.
Negli scorsi anni, quando abbiamo registrato la criticità di questo particolare contesto per la raccolta degli oli lubrificanti, abbiamo dato vita ad un progetto ambizioso rivolto ai porti del nostro Paese.
L’”Isola nel Porto”, questo è il nome del progetto che abbiamo realizzato insieme a COBAT, Consorzio Obbligatorio batterie esauste, prevede l’istallazione di vere e proprie isole ecologiche cioè di punti di conferimento all’interno dei porti, attrezzati per la raccolta degli oli lubrificanti e delle batterie al piombo esauste.
Questa è una risposta concreta alle esigenze di chi va per mare. Una risposta completa, ben segnalata e accessibile che permette di smaltire correttamente i residui in questione.
L’istallazione della prima isola ecologica è stata realizzata ad Ancona nel 1999 ed i dati di raccolta parlano chiaro sull’efficacia e il successo di questa iniziativa. Nel 2002 nel solo porto marchigiano sono stati raccolti oltre 50 mila chili di olio usato con un incremento del 90% rispetto all’anno dell’istallazione.
Non ci siamo più fermati. Oltre ad Ancona il progetto “Isole nel Porto” è stato realizzato, sempre grazie alla collaborazione preziosa delle Capitanerie di porto, a Viareggio, Pescara, La Spezia, Savona, Olbia, Cagliari, Castellammare di Stabia, Golfo Aranci, Isola della Maddalena, Riposto, Trapani, Porto Empedocle ecc. Si tratta di 48 isole ecologiche istallate in 23 porti della nostra penisola.
La collaborazione con le Autorità Portuali di tutta Italia, con le Capitanerie, con i responsabili della gestione di queste strutture è intensa e molto proficua.
Occorre spingere sempre di più perché iniziative come la nostra trovino sempre maggiori adesioni e perché gli utenti del mare siano sempre più sensibili al problema ambientale. Ciò permetterebbe in tempi ragionevolmente brevi di raggiungere un buon livello di servizio nei porti con un vantaggio duplice sia per gli utenti della nautica, che avrebbero un accesso agevole alle strutture di smaltimento e ovviamente per la qualità delle nostre acque.
ELENCO DEI PORTI ATTREZZATI CON ISOLE ECOLOGICHE
Ancona
Cagliari
Carrara
Castellamare di Stabia
Fiumicino
Golfo Aranci
La Maddalena
La Spezia
Manfredonia
Olbia
Pescara
Porto Empedocle
Porto Viro
Riposto
San Benedetto del Tronto
Savona
Sperlonga
Taranto
Terracina
Trapani
Trieste
Viareggio
Palau
Gaeta
ELENCO DEI PORTI CHE SI PREVEDE DI ATTREZZARE NEL 2003
Barletta
Castiglione della Pescaia
Fano
Numana
Trani
Paolo Tomasi - Presidente del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati
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