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Capitanerie di Porto - Il Mediterraneo un Mare Amico un'area di sviluppo ITA.pdfDownload Share on Facebook

Capitaneria di Porto - Il Mediterraneo un " Mare Amico" un

Il Mediterraneo, mare che unisce popoli dalla cultura diversa che nel corso degli anni ha permesso di travasare, ed in qualche caso di trapiantare, metodi di vita nuovi in tessuti sociali appartenenti a popolazioni e culture differenti, è da sempre considerato area di sviluppo e di crescita, tant’è che i paesi rivieraschi hanno legato alle attività marittime buona parte della loro storia e del loro sviluppo socio economico. 

La crescita intensa dei traffici, la creazione di nuove rotte, la caratteristica dei mezzi navali di trasporto, hanno imposto come noto un intervento dell’apparato pubblico molto partecipativo per assumere quelle funzioni di garanzia ricercate per giungere ad una crescita senza effetti indesiderati se non addirittura dannosi.

In realtà le vecchie situazioni, in cui si utilizzava il mare quale via di comunicazione e per l’esercizio delle attività produttive in modo alquanto limitate, sono state sostituite con forme intensive di sfruttamento al punto che l’intervento regolatore delle pubbliche istituzioni è diventato necessario, considerato che, in particolare il mare Mediterraneo è interessato da gran parte del  traffico mercantile mondiale.

Di recente la veloce crescita delle economie asiatiche guidate da India e Cina ha conferito nuova centralità al Mediterraneo interessato ora da ulteriori linee di traffico al punto che diviene necessario predisporre un assetto di sicurezza e di tutela dell’ecosistema marino che consenta di proteggere il Mediterraneo reso particolarmente vulnerabile dalla caratteristica di mare semichiuso.

In tale contesto l’impegno di una singola Nazione può essere vano se non si giunge a realizzare sistemi di sorveglianza coordinati tra le varie Istituzioni dei Paesi che sarebbero direttamente danneggiati da atteggiamenti trasgressivi ed imprudenti.

Pare necessario quindi stabilire, in linea con le regole internazionali, delle condizioni standard per tutte le navi che attraversano il bacino ed operare un sistema di controlli coordinato basato sul monitoraggio dei traffici e sulle ispezioni di qualità nei punti di ormeggio, incoraggiando  uno scambio di notizie e di informazioni tra le diverse autorità preposte al controllo per rendere selettivo lo stesso controllo ed incrementarne l’efficacia e l’efficienza.

Ed è proprio il Regolamento  comunitario del Mediterraneo ad introdurre un regime di vincoli e divieti contestualizzati alle caratteristiche proprie del Bacino semichiuso, evidentemente diverso dalla realtà atlantica. Ciò che serve è arrivare ad imporre un’unica disciplina di contenimento dello sforzo di pesca in tutto il mare Mediterraneo con un sistema di controllo diffuso .

Il ruolo che l’Istituzione che rappresento può recitare in un contesto così impegnativo e di alto livello è strettamente legato all’alta specializzazione raggiunta nell’esercizio dell’azione di vigilanza e del controllo del traffico marittimo. In questo clima di grande cooperazione, il Corpo è aperto ad ogni forma di collaborazione con le omologhe istituzioni di tutti i Paesi mediterranei nella certezza che  tali iniziative rappresentano un valore aggiunto ed un moltiplicatore di risultati in grado di rispondere alle sfide che l’evoluzione degli scenari marittimi internazionali prospettano realizzando solo in tal modo ulteriori possibilità di crescita  e di sviluppo.

 

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