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Sebastiano Venneri - Segnali incoraggianti dei nostri mari: torna la foca marina

La foca monaca che è apparsa qualche settimana fa nei nostri mari è un bel segnale per lo stato di salute dei litorali del Paese. E’ un evento eccezionale, al quale forse non è stata data la giusta enfasi da parte di amministratori locali e governo nazionale. Eppure sono passati almeno trent'anni dagli ultimi avvistamenti e ancora di più dalle ultime segnalazioni di esemplari stanziali nelle baie di casa nostra. La foca monaca è l’animale simbolo del mar Mediterraneo: un tempo ne popolava le sue coste dalla Spagna alla Turchia, oggi ne sono rimasti qualche centinaio di esemplari gelosamente protetti nell'arcipelago delle Sporadi, in Grecia che ne hanno fatto la risorsa base della loro economia. Quest’animale riassume, meglio di qualunque altro, i fattori di stress cui è sottoposto il Mediterraneo: l’inquinamento che ne ha compromesso l’habitat, la pesca sfrenata che le ha sottratto cibo, e poi il turismo di massa che ha occupato i rifugi più nascosti, le baie assolate dove le coppie di foche monache amavano sdraiarsi, e la nautica da diporto e i traffici marittimi, che con la rumorosità dei motori a scoppio l’hanno costretta alla fuga.

Dopo qualche decennio un esemplare di questo animale è stato dunque fotografato al largo dell’isola del Giglio, il Comune premiato solo una settimana prima da Legambiente con il massimo riconoscimento delle Cinque Vele, che aveva conquistato anzi il primo posto nella speciale classifica redatta in collaborazione con il Touring Club Italiano. Per noi si è trattato del miglior riconoscimento che si poteva fare al nostro lavoro, ma credo che si sia trattato di un episodio ben più importante per l’intera comunità degli abitanti dell’Arcipelago, un luogo che una decina d’anni fa è stato teatro di accese contese sull'opportunità di istituire un’area protetta. Oggi quasi nessuno ricorda più quei momenti e gli operatori economici del settore turistico non fanno che benedire quella scelta che ha preservato le località dell’arcipelago da una crisi che, purtroppo, investe oggi buona parte del Paese. Solo chi ha scommesso sulla qualità e sulla tutela del territorio non ha conosciuto in questi anni recessione e declino, ma ha continuato a produrre ricchezza e a fare delle proprie risorse naturali occasione di sviluppo per località marginali, altrimenti condannate all'isolamento. In questi anni, parchi e aree marine protette sono state marchi di qualità ambientali per territori di pregio della nostra penisola, hanno sottratto all'anonimato tanti luoghi geograficamente marginali, hanno acceso i riflettori su produzioni d’eccellenza e artigianato di qualità, hanno riempito strutture ricettive durante la bassa stagione, hanno creato un tessuto economico fitto e solido che oggi è in grado di assicurare futuro alle popolazioni residenti.

La foca monaca di qualche settimana è una sorta di suggello vivente al lavoro di questi dieci anni. E’ la riprova che tutelare il territorio è una scelta strategica e di grande prospettiva e che può essere perseguita anche coniugando le ragioni dell’economia, che all'Arcipelago Toscano non sono proprio insignificanti, con quelle dell’ecologia. Il simbolo forse più forte della protezione della natura del Mediterraneo, la foca monaca, può convivere allora accanto ai numeri significativi del turismo balneare, della nautica da diporto, della subacquea, della pesca professionale, quando queste attività sono armonizzate dalla sapiente guida di un ente parco. E’ un buon viatico in vista della prossima conferenza delle aree protette, un segnale di speranza per quanti, come noi, continuano tenacemente a credere che la protezione della natura e il turismo di qualità siano la più grossa opportunità che l’Italia ha per rispondere alla crisi e vincere le sfide del mondo globalizzato.

 

Sebastiano Venneri – Vice Presidente Legambiente