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Marina Roldan - L’importanza della genetica della conservazione nella pesca profonda in Mediterraneo

Il gambero viola, Aristeus antennatus, è una delle risorse pescabili più importanti del Mediterraneo, soprattutto nel bacino occidentale, dove è più abbondante. È inoltre la specie mediterranea a più ampia distribuzione batimetrica, essendo distribuita tra 200 e oltre 3000 metri di profondità. È stato osservato che essa effettua movimenti migratori in corrispondenza di canyon sottomarini costieri. L’importanza della pesca di questa specie deriva dal suo elevatissimo pregio che riveste nella cucina mediterranea.

            Durante gli ultimi quarant’anni la pesca del gambero viola è stata effettuata approssimativamente tra i 300 e i 700 metri di profondità, tuttavia la recente scoperta della presenza di A. antennatus a profondità superiori ai 1000 metri ha suscitato l’allarme dei biologi marini. Quanto tempo passerà fino a che si svilupperà la tecnologia necessaria per pescare alle grandi profondità e per estendere lo sfruttamento dei fondali al largo della costa mediterranea? Che cosa succederà agli stock non ancora sfruttati, saranno capaci di rispondere a questo impatto in maniera sostenibile e a lungo termine? Questi stock profondi (“vergini”) sono indipendenti da quelli più superificiali attualmente interessati dalla pesca professionale, o sono in qualche maniera connessi?

            Al fine di rispondere ad alcune di queste domande, a metà del 2006 abbiamo iniziato un progetto di ricerca con l’obiettivo principale di conoscere la variabilità genetica del gambero viola in Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico adiacente allo Stretto di Gibilterra utilizzando marcatori molecolari. I risultati sinora ottenuti hanno rilevato alta variabilità genetica nella specie, che è un’indicazione della buona “salute genetica” degli stock. Inoltre, gli stock vergini e quelli superficiali impattati dalla pesca risultano geneticamente omogenei; questa connessione è dovuta a movimenti migratori periodici che avvengono verticalmente in entrambi i sensi ed in periodi differenti dello sviluppo individuale. Da ciò deriva che la vulnerabilità di questa risorsa aumenterebbe nel caso di un progressivo sviluppo batimetrico della pesca professionale.

            In questi anni in cui la conservazione del pianeta e della sua biodiversità hanno avuto un riscontro mediatico come mai prima nella storia della biologia, possiamo stare tranquilli nel sapere che la pesca in Mediterraneo è stata proibita a profondità superiori ai 1000 merti. Come scienziati interessati nella conservazione delle specie marine e in particolare del gambero viola, ci consoliamo del fatto che gli stock vergini siano protetti e che, unitamente ad una politica razionale di gestione dei fondi pescabili dei bacini atlantico, mediterraneo occidentale e orientale possano garantire la sostenibilità della risorsa a medio termine.

Marina Roldán, Departament de Biología, Universitat de Girona, España.

(marina.roldan@udg.edu)